Cenni storici


Le origini del paese sembrano essere poco chiare. Fonti parlano di primi insediamenti di monaci basiliani risalenti al X secolo: l’Eparchia monastica del Mercurion vi promosse un incisivo processo di antropizzazione ed evangelizzazione le cui testimonianze – cappelle ipogee e laure eremitiche – sono tuttora presenti sul territorio comunale. Ma l’origine storica è sicuramente da ricercare nei secoli precedenti. Altre fonti, infatti, assicurano che sia stato fondato da profughi achei in conseguenza della distruzione di Sibari, divenendo, secondo Tito Livio, roccaforte romana sulla via Popilia. Questa è una ricostruzione storica avallata dalla presenza su tutta l’area agricola della Spidarea e della Serra di ritrovamenti di insediamenti abitativi di piccola-media dimensione. In particolare, nella località Spidarea sono venuti alla luce numerosi reperti di superficie( frammenti di vasi a figure rosse, monete, armi, fondamenti e lastricati di abitazioni). Da fonti orali risulta essere quello il luogo in cui sorgeva in passato il “paese” distrutto da un “diluvio”. Anche la Geografia di Tolomeo riporta un insediamento preromano nel territorio viggianellese di probabile origine greco-achea. La presenza umana sul territorio si consolida con l’arrivo dei Romani. I nuovi conquistatori realizzarono sul colle dell’attuale Viggianello, proprio dove più tardi sarà edificato il castello, un castrum con funzione di contenimento e sbarramento delle popolazioni lucane che si apprestavano a conquistare l’area. Molte erano anche le ville rustiche e le strade. I Lucani erano un popolo rozzo e primitivo e, giunti dal Sannio, approdarono presto anche nella Valle del Mercure mettendo in crisi l’elegante e colto popolo magnogreco che in quei luoghi si era accasato. Ai Romani subentrarono i Longobardi ed i Bizantini. Il colle viggianellese da sede di castrum diventa Kastrion, ovvero luogo fortificato abitato da agricoltori. Avanzi del kastrion bizantino si notano nel rione Cella e Ravita. La presenza bizantina è attestata anche da numerose laure eremitiche abitate dai monaci basiliani e da numerosi ruderi di antiche chiese e conventi. La presenza bizantina a Viggianello fu eliminata dai Saraceni di Hel-Assan che si insediarono nel rione Ravita (il toponimo Ravita è presente anche a Lauria, Tricarico, Tursi e Nocara, era il quartiere dei Saraceni ed ha il significato di “borgo”). Questi Saraceni costrinsero i monaci eremiti a spostarsi dal Mercurion al Latinianon usando i percorsi greco-romani che dalla Valle del Mercure conducevano alla Valle del Sinni passando ai piedi del colle viggianellese lungo la collina della Serra.
Con i Normanni comincia a consolidarsi l’insediamento sulla collina di Viggianello grazie alla creazione della roccaforte con torre quadrata (tipica dell’architettura normanna) e della chiesa del castello dedicata a S. Nicola (di cui restano oggi solo pochi ruderi). Viggianello rientra nei possedimenti della principessa Mabilia, figlia di Roberto il Guiscardo e moglie di Guglielmo di Grundmesnil, per poi passare alla famiglia feudale Chiaromonte che teneva nel feudo pedemontano suoi vassalli e soldati. Carlo d’Angiò donò il Castrum Byanelli a Goffredo Sarzin, suo cancelliere e ciambellano. Da Sarzin passò alla figlia Isabella di cui questa fu, però, presto privata. Nuovo feudatario di Viggianello diventò Roberto de Altricia (Roberto Autriasche). In età angioina Viggianello era uno dei principali centri della Basilicata e del Bruzio divenendo luogo di asilo degli abitanti della Valle dell’alto Mercure. Gli svevi consolidarono la roccaforte che assunse le esembianze dei tipici manieri federiciani. Nel castelo di Viggianello dimorò anche l’Imperatore svevo Federico II. Dal sec. XV Viggianello sarà infeudato alla nobile famiglia dei Sanseverino, principi di Bisignano (Antonio, Giacomo, Bernardino, Luigi, PietroAntonio, Aurelia, Violante) per poi passare in mano ai Della Ratta, nobile famiglia feudale originaria di Barcellona. Con gli Aragonesi inizia una fase negativa per il centro lucano, infeudato alla famiglia Bozzuto, la più avida del casato aragonese. Nel sec. XV la fortezza di Viggianello fu espugnata dal Gran Capitano Consalvo de Cordoba e riannessa ai possedimenti che la monarchia di Spagna vantava in Italia. Agli inizi dell’età rinascimentale nel centro lucano fu istituita una scuola di medicina con caposcuola Antonio Cassano. Il centro storico è costellato da numerosi nuclei abitati di diverse dimensioni, una tipologia insediativa anomala, che caratterizza ancor oggi questo territorio, peraltro storicamente sempre documentata, come attestano alcune carte del 1797. Viggianello – dopo essersi organizzato in comune nel 1808 secondo gli emendamenti francesi -, partecipa attivamente alle fasi dell’Unità d’Italia. In particolare queste terre furono teatro di scontro fra briganti ed esercito piemontese: l’oralità conserva ancora gesta ed aneddoti di uccisioni, razzie, battaglie e imboscate. Il paese delle ginestre, omaggio alla gialla ed intensa cortina di fiori di ginestra che avvolge in maggio il paesello, è definizione di Ferdinando Santoro, insigne ma ancora poco studiato scrittore e critico letterario viggianellese, napoletano di adozione. Dall’età rinascimentale fino a qualche decennio fa a Viggianello operava un notaio, a dimostrazione dell’importanza del centro lucano sotto l’aspetto economico e giuridico, dimostrata anche dal fatto che nel corso dell’800 Viggianello è stato sempre descritto come “grosso borgo” e sede di Mandamento. Proprio nella seconda metà del sec. XIX si raggiunse l’apice della popolazione attestata attorno alle 6000 anime.